IL REDDITO CHE MANCA – VI^parte

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MEGA FONDI

Ritorniamo ai “fondi”.

Nel mondo finanziario, ci sono tre aziende che possiedono la quasi totalità delle aziende occidentali: Blackrock, Vanguard, e State Street.

Tutte insieme possiedono 20 trilioni di dollari: 20.000.000.000.000.000.000. Un trilione è un miliardo di miliardi.

Possiedono il controllo di industria, finanza e rating: in queste condizioni diventa facile controllare anche i governi.

POLTRONE INTRECCIATE

Questi fondi detengono significative quote di aziende che sono tra di loro in concorrenza.

Prendiamo ad esempio il settore IT: la “triplice” possiede alcuni produttori di microchip:

  • AMD

  • Intel

  • Texas Instruments

  • Analog Devices

  • Microchip

e nello stesso tempo è nel “board” di ASML che guarda caso è il principale produttore mondiale di macchine per la produzione di microcircuiti.

Potrebbe accadere che, anche involontariamente, qualche notizia strategica di Intel finisca sul tavolo di AMD o viceversa.

Non se la passa meglio il settore finanziario, anche qui qualche intreccio:

  • MasterCard

  • American Express

  • Visa

stesso rischio di “travaso” di informazioni: tutto regolare?

Bisogna ricordarsi che l’ignaro investitore privato, estraneo a questi intrecci, crede di rischiare i propri denari in un gioco cristallino, limpido, dove una azienda vale perché ha avuto una brillante idea che farà ricchi tutti.

CONTROLLANDO

Questi straordinari fondi di investimento hanno anche un’altra caratteristica unica: sono i controllori ed i controllati allo stesso tempo.

La questione è abbastanza semplice: la “triplice” è nel capitale di una miriade di aziende ed è anche azionista delle aziende di rating, ovvero quelle aziende che valutano il valore finanziario degli altri. Giusto per fare qualche nome: Standard&Poors, Fitch e Moody’s.

A qualsiasi latitudine i ruoli del controllato e del controllore sono ben distinti, tranne che in questo caso. Verrebbe in mente la diga del Vajont, con il tragico “teatro” di controllori e controllati.

Ora, anche i più distratti potranno notare un appena percettibile conflitto di interessi.

VERA TRIPLICE

Non finiscono le stranezze: queste tre aziende, la “triplice”, sono reciprocamente socie. In altre parole, sono l’una compartecipante delle altre due:

  • Vanguard + Street State = 12% di Blackrock

  • Vanguard + Blackrock = 18% di Street State

  • Blackrock + Street State = 20% di Vanguard

Questa “fratellanza” finanziaria, assieme alle altre “stranezze”, stride con la tanto proclamata libertà di mercato e capitali. Praticamente, prima si combatte il “modello” ex-sovietico e poi, per nostalgia, ne viene ricreato uno simile, ovviamente con bandiera diversa.

DICONO I DEBUNKER

Prima di tutto bisognerebbe capire perché, parlando di “triplice”, vi siano degli appositi “smontatori” (debunker). La questione non è banale: se qualcuno “punta il dito” verso certe organizzazioni non si tratta necessariamente di persecuzione verso queste ultime, ma probabilmente alla base potrebbe esserci qualche verità. Verrebbe da chiedersi perché il debunker non dedichi un po’ di tempo (e forze) per capire ciò che non funziona. Sarebbe un segno di imparzialità e responsabilità.

Il sospetto che i debunker siano al “soldo” del main-stream prende forma e consistenza. Contenti loro.

Alcuni “smontatori” affermano che “Big Three” operano solo su ETF: Ciò non è vero perché in realtà possiedono (insieme) oltre il 20% delle maggiori società (S&P 500). I debunker vorrebbero convincere che le tre aziende non hanno efficacia all’interno dei Consigli di Amministrazione delle diverse aziende in quanto non hanno quote di maggioranza. In linea teorica è vero, ma esiste anche la persuasione “morbida” che chi opera nel settore finanziario ben conosce.

Per capirci meglio, le “proposte irrinunciabili” non le fa solo il Padrino.

CHI C’É DIETRO?

Le “tre sorelle” per essere compartecipare l’una dell’altra devono avere padroni comuni.

Chi è il capo? Nessuno si dichiara titolare di queste aziende, ma con 20 trilioni di dollari di asset è facile incrociare con i più ricchi del pianeta: ….

PROPAGANDA

Per convincere gli italiani al passaggio all’euro fu attuata una vera e propria campagna pubblicitaria. Furono ingaggiati anche attori, per esempio Nino Manfredi, economisti e “penne” di tutti i tipi.

Anche Pippo Baudo prestò il suo volto rassicurante per invogliare all’euro, il video era prodotto dall’Associazione Bancaria Italiana (ABI). Una casualità.

 

Poteva forse mancare il grande Arnoldo Foà? No. Infatti, egli ricordando la storia le guerre (e forse anche la fame) si slancia a dire che “cambiare moneta sarà un gioco da ragazzi”.

Un personaggio è presente sin dalle prime scene, dalle prime svendite: è Romano Prodi. Egli, serafico, senza una minima parvenza di un modello matematico a giustificazione, dichiara quasi da pontefice, che:

lavoreremo un giorno di meno guadagnando come se lavorassimo un giorno di più”.

Nel tempo la propaganda non rallenta, anche se le file per la minestra continuino ad ingrossarsi.

Non potendo più dire che l’euro è una fantastica meraviglia, la “povera” propaganda è costretta sulla difensiva e dichiara che :

“non è possibile uscire dall’euro”.

L’euro è oramai quasi un “Credo”, tanto che anche il “quotidiano dei vescovi”, al secolo “L’Avvenire”, è fedele alla linea “euro” con tanto di funambolismo, al punto di arrivare a lamentare “l’utilizzo pervasivo dei social”, lasciando immaginare che un po’ di censura anche sui social non guasterebbe. Ovviamente a favore dell’euro. Bontà loro.

Sul fronte degli oppositori all’euro, oramai è chiaro che essi hanno una collocazione precisa: starebbero quasi tutti nel recinto dei sovranisti. Chiaramente il “sovranista tipo” è, stando ai media, abbastanza gretto ed ignorante, almeno quel tanto da non comprendere gli effetti salvifici del liberismo (distacco Tesoro da Banca d’Italia, privatizzazioni, globalizzazione, precarietà, ecc.).

In ogni modo la fuoriuscita dall’euro sarebbe impedita, tra l’altro, dal vincolo “Target-2”. Ma qui è un altra storia. Andiamo oltre.

I NOBEL E L’EURO

L’economia è una scienza, generalmente empirica, infatti per quanto si possa analizzare, la certezza è solo “dopo” o alla fine.

Per fare un paragone, sarebbe come se un ingegnere edile calcolasse le dimensioni dei plinti dopo il crollo dell’edificio.

In ogni modo, per quanto l’economia possa essere empirica, vi sono ricercatori che hanno espresso chiare opinioni sull’euro. Vediamoli.

Paul Krugman, Premio Nobel per l’economia nel 2008

La sua moneta [euro] è un progetto campato in aria e lo resterà fino alla creazione di una garanzia bancaria europea.

Milton Friedman, Premio Nobel per l’economia nel 1976

Unione monetaria che rende più difficili le reazioni delle economie, toglie loro strumenti e le rende più dipendenti dalle burocrazie

Joseph Stiglitz, Premio Nobel per l’economia nel 2001

… che sembra eludere il processo democratico, imponendo politiche che portano ad un contesto di povertà sempre più diffuso.

Amartya Sen, Premio Nobel per l’economia nel 1998

L’euro è stato un’idea orribile. Lo penso da tempo. Un errore che ha messo l’economia europea sulla strada sbagliata.

James Mirrless, premio Nobel per l’economia nel 1996

…però, guardando dal di fuori, dico che non dovreste stare nell’euro, ma uscirne adesso.

USCITA VIETATA

C’è qualcosa di strano.

Come già visto, molti giornali, per non dire tutti, riportano opinioni di vari personaggi i quali dichiarano l’irreversibilità dell’euro.

Secondo costoro, una volta entrati nell’area euro vi si rimane per sempre. Come notizia è falsa, e se si considera che i giornali sono finanziati dai cittadini allora siamo di fronte ad una “truffa”.

Il lettore si attende dai giornali delle opinioni “pesate”, ponderate, perché se avesse avuto voglia di farsi quattro risate avrebbe potuto passare direttamente alla “Settimana Enigmistica” o al “Vernacoliere”.

Quanto al “non poter uscire”, esiste una strana analogia con l’ambiente mafioso: infatti come noto, una volta affiliato, il mafioso cesserà di esserlo (mafioso) solo col funerale (se si riesce). Non è una bella analogia, ma tanto è.

 

DI MONETA IN MONETA

Sulla moneta, sull’euro, andrebbe fatta qualche considerazione, magari storico-logica: sul suolo italico, nei secoli, si sono succedute diverse monete. Qui solo alcune:

  • sesterzio, Impero Romano

  • Scudo ferrarese

  • Fiorino fiorentino

  • Tallero di Maria Teresa

  • Zecchino veneziano

Mai una volta che qualcuno abbia detto “dal tallero non si esce” oppure “lo zecchino è per sempre”.

Come si possa affermare che senza euro non c’è futuro pare davvero singolare.

Nulla salus extra euro” predicano i satrapi della finanza e il “gregge” rimane silente.

L’euro non sarà la prima e nemmeno l’ultima delle monete, semmai, dovrebbe rappresentare un passaggio, il momento nel quale il popolo era troppo distratto a guardare gli shorts sul telefonino.

RAPPORTO DI SETTEMBRE

Questa volta non ci sono gli invisibili inglesi del Britannia (è probabile che molti di loro li stiano già carbonizzando all’inferno), ma la Commistione Europea.

Questa “Commissione” ha ricevuto una carica motivazionale senza precedenti: Il Rapporto Draghi.

Draghi ha parlato alla Commistione in qualità di “sapiente”, cioè come uno di quelli che quando c’è un problema lo sanno risolvere. Infatti in Italia è oramai noto che con il “suo” provvidenziale apporto gli stipendi sono raddoppiati, anzi, alle frontiere abbiamo la fila di svizzeri che vorrebbero venire qui in Italia a fare i lavori che noi non vogliamo fare.

Addirittura i Benetton, che prima avevano coniato la frase “Paese meraviglioso”, adesso dicono “Paese strepitosamente fantastico”.

Beati loro.

In pratica Draghi avrebbe raccomandato ai “commensali” della Commistione solo tre semplici cose (diluite in oltre 300 pagine):

  • necessità di accelerare l’innovazione e trovare nuovi motori di crescita

  • ridurre i prezzi elevati dell’energia proseguendo al contempo il processo di decarbonizzazione e di transizione a un’economia circolare

  • non si può più contare su altri soggetti per la propria sicurezza

Analizziamoli che meritano.

Primo. Che vuol dire trovare “nuovi motori di crescita”? Quale crescita, se l’unica cosa che cresce è il numero delle famiglie indigenti e le vendite all’asta?

In queste frasi c’è un certo sapore del “vuoto interstellare” come quando uno dice “…bisognerebbe trovare…”.

Da uno mediamente capace ci si sarebbero attese chiare indicazioni sulla strada e metodi da intraprendere, e non delle banali raccomandazioni da apericena. È un po’ come quel tale che va dal medico e quello gli dice “sa, dovrebbe cambiare vita” come se uno che sta male, ed è in difficoltà, avesse così tanto piacere da tribolare o stare nella palta.

Secondo. In un tempo pagavamo il gas (russo) molto meno di oggi.

Terzo. Questa è la vera ragione dell’intervento di Draghi. In pratica, secondo questo “maestro” la salvezza è solo nell’armamento, a suo parere l’Europa deve avere il suo esercito e ben armato. Tra l’altro in questo modo prende almeno tre piccioni con un unica fava (o pallottola):

  • garantire delle commesse miliardarie

  • alimentare la “paura” e quindi distrarre il popolo

  • garantire l’indebitamento delle nazioni

ALTRI SPUNTI

Non poteva mancare un altro argomento molto caro al “caro premier”: la sanità.

Lui è preoccupato, non per i cittadini, ma per le industrie. Ecco una brillante osservazione:

L’innovazione [dei farmaci] nell’UE è ostacolata anche da un quadro normativo lento e complesso, attualmente in fase di revisione. Nel 2022, il tempo mediano di approvazione di nuovi farmaci da parte delle agenzie regolatorie in Europa è stato di 430 giorni, rispetto ai 334 giorni degli Stati Uniti. Inoltre, l’accesso ai dati sanitari è uno dei presupposti per lo sviluppo dell’IA nel settore farmaceutico, ma è limitato dalla frammentazione. In particolare, sebbene il GDPR preveda la possibilità di utilizzare i dati dei pazienti per la ricerca sanitaria, l’adozione è stata disomogenea negli Stati membri, impedendo al settore di attingere a una vasta quantità di dati elettronici disponibili.

Prima di tutto è interessante il suo disagio per i lunghi tempi di approvazione di un nuovo farmaco: per lui 100 giorni di differenza con gli USA sono troppi.

A questo punto mi permetto di consigliare a questo ex governatore della BCE, di azzerare i tempi per l’approvazione di un farmaco: lo si mette subito in commercio, chi muore muore e chi sopravvive è fortunato. Potrebbe essere una buona pratica, già attuale, ma che si usava già nel secolo scorso e potrebbe essere una “buona” soluzione.

E veniamo ai dati sanitari dei cittadini. In pratica i dati dei pazienti, in forma aggregata, sono già comunque disponibili per le industrie del farmaco per fare dei farmaci con l’ausilio della IA. Ma allora questo GDPR a che serve, se tutti hanno i dati di tutti?

Poi si passa alla IA (non poteva mancare):

In terzo luogo, l’IA – e in particolare l’IA generativa – è una tecnologia in evoluzione in cui le aziende dell’UE hanno ancora l’opportunità di ritagliarsi una posizione di leadership in segmenti selezionati

Non è chiaro quali possano essere questi “segmenti selezionati”, da chi? Perchè?

Nel documento viene distinta la IA generativa dalle altre due (Generale e Debole), ed è già qualcosa, ma la questione diventa preoccupante. In sostanza il nostro guru della finanza, “spinge” affinché l’Europa utilizzi (e produca) sistemi “intelligenti” anche a prescindere dai rischi per l’uomo.

Prima di proporre l’utilizzo della IA sarebbe utile pesarne le conseguenze o attendere delle valutazioni, specie etiche, in merito al suo utilizzo.

Capisco che bisogna fare “in fretta”, ma anche ai tempi di Monti dicevano “fate presto”, e poi abbiamo capito.

 

Probabilmente a ben vedere, questo rapporto esce in un momento ben preciso: in Europa qualcuno comincia a chiedersi quanto sia stata la presa per i fondelli. Se lo stanno chiedendo anche i germanici i quali, dopo tutto, hanno avuto dei vantaggi evidenti nel corso di questi anni.

I movimenti anti Euro/Europa stanno salendo per numero e consapevolezza. Forse tutta questa vocazione europeista è stato un sogno che altri (i burocrati e gli opportunisti) hanno trasformato in incubo.

EURO: DECIDI TU

Nessuno ha chiesto agli italiani il parere se accettare o meno l’euro. Paradossalmente, tramite referendum, è stato chiesto di cedere le aziende statali. Con questo referendum i politici si autoassolvono perché potranno sempre dire che furono gli italiani a voler rinunciare al loro patrimonio per poter entrare nell’euro.

I referendum del 1993 avevano l’obiettivo di abolire le partecipazioni statali (ex.art75) oltre al ministero del turismo e dell’agricoltura. Le dimensioni dell’IRI erano ragguardevoli in quanto era tra i primi dieci gruppi industriali a livello mondiale.

Tra i promotori del referendum vi fu il “Comitato per le riforme democratiche”, ma chi c’era dietro a questo “comitato” denominato in breve CORID? Il presidente era Willer Bordon il quale era sia esponente del PDS (ex PCI) e sia iscritto al Partito Radicale oltre a ruoli nello spettacolo. In particolare è da notare che i radicali saranno sempre presenti nella promozione di iniziative legislative “liberali” il cui risultato è stato spesso dannoso per il Paese. L’unico partito ad essere contrario alla “liquidazione” della Partecipazioni Statali fu Rifondazione Comunista.

Torniamo all’euro, per quali motivi è necessario il suo utilizzo? Oppure il contrario…

Prima di decidere dobbiamo dare “ascolto” ai numeri, ai grafici e solo dopo decidere.

Il problema è che l’informazione ha taciuto e tutt’ora tace sulla reale convenienza di questa moneta. Anzi, molte testate prospettano difficoltà inaudite una volta sganciati dalla BCE.

RIASSUMENDO

L’Italia viene “liberata” dai tedeschi per essere occupata dagli angloamericani.

Quella degli “alleati” fu una tale “liberazione” che, tra l’altro, regalò al Paese lo stupro sistematico delle donne italiane. Queste azioni contro i civili, anzi contro le donne, venivano chiamate “marocchinate”, lasciando intendere che gli autori fossero solo dei marocchini. Fu vero, però va detto che tutto ciò avvenne con l’avvallo del Comando Alleato. E se la responsabilità valeva per i tedeschi (non potevano non sapere) altrettanto dovrebbe valere anche per gli americani. Verrebbe in mente la vicenda Cermis, ma la lista dei soprusi USA andrebbe oltre a queste pagine.

Con oltre 120 basi NATO sul territorio, la sovranità è una chimera.

Un paese schiavo non può decidere.

Nonostante tutto l’Italia seppe risollevarsi tanto da divenire una potenza economica mondiale. Con tale miglioramento l’Italia rischiava di rendersi indipendente sia politicamente, sia finanziariamente e, non è escluso, forse anche militarmente.

Per ridurre le potenzialità italiane viene applicato il “ciclo di Frenkel”, basato sull’euro, in modo da sottrarre ricchezza sia mobiliare e sia immobiliare al Paese.

Tra il 1992 e il 2000 gli smobilizzi di imprese pubbliche, hanno comportato un introito di circa 198 mila miliardi” di Lire pari a 175 Miliardi di euro.

Nei fatti l’Europa è stata una “alleanza” dove l’Italia era la vittima da sbranare e per di più pagando i suoi carnefici, infatti l’Italia è un contributore netto della UE.

In una ricostruzione di Nino Galloni, viene ipotizzato un asse franco-tedesco organizzato contro l’Italia. In effetti, nella crisi dello “spread”, e siamo nell’estate del 2011, si nota che la Francia, viene sempre salvata dal declassamento di Moody’s pur se gravata da una situazione finanziaria non molto migliore dell’Italia.

In pratica, è stato “creato” l’euro come grimaldello per:

  • versare gli interessi alle banche

  • svendere le aziende ai fondi

Certamente la correlazione tra l’erosione dello stipendio e le “perdite” finanziarie non è stretta, ma è anche ovvio che riducendo gli introiti ed aumentando le spese (insieme agli interessi) porterà ad un inevitabile decrescita salariale.

Da questo deriva il reddito dimezzato, la denatalità e in sostanza l’inarrestabile declino.

COME FARE?

Per cercare di uscire da questa condizione non esistono molte strade, e di certo proseguire pervicacemente non porterà “all’uscita” dal tunnel” semplicemente perché non è un “tunnel”, ma una sepoltura. Ci sono due livelli di azione: uno tecnico e l’altro sociale.

Sul piano tecnico:

  • creare una moneta “italiana” e popolare

  • rivedere i vincoli finanziari internazionali

  • opere pubbliche economicamente “virtuose”

  • ridurre la burocrazia e tassazione

  • i cittadini e le aziende vanno sostenuti

  • rinuncia alla NATO

e sul piano sociale:

  • educazione civica

  • voto consapevole

ma soprattutto per uscire bisogna smettere di fare lo stesso sbaglio: non votare i politici corrotti e nemmeno i loro partiti.

Solo se isoleremo il male (ed i malfattori) rimarrà il “bene”, quello per tutti.

(fine della sesta parte)


successiva: null

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